Gestire un lievito per mantenerlo in salute, significa riuscire a mantenere costante
l’equilibrio e il rapporto tra le due popolazioni di microrganismi (batteri lattici e lieviti). L’obiettivo è ottenere un equilibrio dinamico tra le due popolazioni, che dia come risultato una produzione
sufficiente di CO2 per ottenere la lievitazione e
un’adeguata ed equilibrata acidificazione dell’impasto, che caratterizza gusto e profumo dei prodotti finiti.
Per ottenere un ottimo lievito è necessario prestare attenzione a
ingredienti e
prodotti che si usano, agli
ambienti dove si conserva, quando e come si rinfresca.
I metodi di gestione e conservazione del lievito sono diversi, ognuno con caratteristiche diverse, sia per gli equilibri batterici, sia per qualità del prodotto finito:
- Metodo milanese legato in sacco (il più diffuso in Italia)
- Lievito gestito libero
- Metodo alla piemontese (tenuto in acqua durate i riposi)
- Li.co.li
- Lievito tenuto sempre in acqua
- Lievito disidratato o in polvere
Il lievito naturale, indipendentemente dal
metodo usato, va conservato allo stesso modo. Se usato quotidianamente,
dopo l’utilizzo deve essere rinfrescato per il
“riposo notturno”, fondamentale per auto purificarsi. Il tempo di riposo dipende dalla temperatura a cui viene sottoposto, così come diversi saranno i risultati finali. Analisi effettuate per una tesi di laurea hanno dimostrato che il lievito conservato a 19 °C per 16 ore mantiene una maggiore concentrazione di batteri lattici: questi rimangono più vitali e si ottiene una conseguente maggiore
acidificazione. Allo stesso modo, questi parametri garantiscono un miglior profilo aromatico sia del
lievito naturale sia del
prodotto finale cotto.
Dal libro: " pH 4,1. Scienza e artiginalità della pasta lievitata", edito da Chiriotti Editore.
Photo Credits: Giancarlo Bonomi.